Questa nuova “rivoluzione industriale” è marcata da due elementi distintivi:
- viene prevista in anticipo anziché, come nei casi precedenti, essere riconosciuta e commentata solo a posteriori
- è concretamente correlata a benefici già precisamente identificati e definiti, derivanti dall’attuazione del cambiamento
La trasformazione 4.0 offre, dunque, alle aziende e ai loro protagonisti un’opportunità combinata di partecipare attivamente alla sua attuazione, ma anche di compiere un esercizio di visione e di programma per decidere su quali contenuti concentrare le energie dell’azienda.
Si tratta dunque di costruire all’interno del management team un sodalizio strategico, fondato sulla conoscenza condivisa e mirato a individuare e a mantenere gli elementi vitali dell’azienda allineati e puntati verso traguardi e scadenze comuni.
Solo così Il management può sentirsi unito e sostenuto dalla forza di un “destino comune” impellente: avviare la sperimentazione e attraversare le insidie e i rischi della trasformazione digitale per garantire continuità e successo del business.
Del resto, Industria 4.0 è solo un programma che si propone di sollecitare e convincere le aziende ad allenarsi da subito, con impegno e determinazione, ad adottare le nuove tecnologie digitali già disponibili sul mercato.
Grazie a questo esercizio le aziende dovranno prepararsi in realtà ad affrontare l’onda lunga della diffusione di queste tecnologie.
Entro il 2025, scadenza di riferimento di Industria 4.0, la potenza di calcolo disponibile sarà pari a 100 volte quella attuale. A quella data le applicazioni dell’intelligenza artificiale domineranno interi settori come la sanità, i trasporti e il largo consumo.
Comprendere oggi le implicazioni di questa rivoluzione segnerà la differenza tra permanenza nel business e la sparizione. Di fatto la tecnologia continuerà in modo sempre più marcato a funzionare come fattore di rischio primario e di selezione naturale delle aziende. Se la vita media dei champion classificati nella lista Fortune 500 è passata da circa 75 anni nel 1938 a 18 nel 2012, nel futuro prossimo dobbiamo aspettarci un’ulteriore accelerazione della mortalità delle organizzazioni.
Detto questo, sia chiaro, non sarà mai la tecnologia a decidere il destino di un’azienda ma la capacità del suo management di comprendere e sfruttare le opportunità che essa mette a disposizione.