C’è una differenza fondamentale tra la ricchezza dei dati digitali disponibili e il mondo fisico in cui applichiamo i modelli digitali. Mentre la realtà è tridimensionale, i dati che dovremmo usare per prendere le nostre decisioni e azioni progettuali rimangono intrappolati su pagine e schermi bidimensionali. Questo limite tra i mondi reali e digitali limita la nostra capacità di trarre vantaggio dal torrente di informazioni e intuizioni prodotte da miliardi di prodotti intelligenti e connessi (SCP) in tutto il mondo.
La Realtà Aumentata riesce a colmare questa differenza, sovrapponendo dati e immagini digitali sul mondo fisico. La Realtà Aumentata (AR) influenzerà le aziende in ogni settore così come diventerà fondamentale anche per tanti altri tipi di società ed Enti di ricerca. Modificherà anche le modalità di approccio e interazione con i clienti, la formazione dei dipendenti, la progettazione e la creazione di prodotti, la gestione delle catene di valore e, in ultima analisi, le modalità di competere sul proprio mercato di riferimento.
In occasione della prossima uscita del terzo articolo sull’Harvard Business Review (nov. 2017) a firma di Michael E. Porter e James E. Heppelmann CEO di PTC e dal titolo “Why Every Organization Nedds an Augmented Reality Strategy” abbiamo voluto soffermarci a riflettere su quanto la realtà Aumentata inciderà anche sulle imprese manifatturiere italiane, piccole, medie e grandi e quali saranno i prossimi sviluppi.
Prima di leggere l’articolo vi suggeriamo di guardare questo video per ottenere il meglio
Come scritto in precedenza, noi di Softech però non volevamo limitarci a segnalarvi l’articolo, ma abbiamo voluto provare a riflettere seriamente sui profondi cambiamenti che la Realtà Aumentata porterà anche al “Made in Italy” e alle imprese manufatturiere.
Vi riportiamo quindi le riflessioni che abbiamo chiesto a Nicola Diligu, fondatore di X-FERT INNOVATION e Business Partner di Softech
E’ opinione diffusa che il vero spettacolo della tecnologia della Realtà Aumentate (AR) arriverà solo quando gli occhiali intelligenti sostituiranno gli smarphones, consentendo a chi li indossa di osservare la realtà con una proiezione permanente sulla retina di elementi aggiuntivi e qualificanti, esclusiva tra tutti gli esseri viventi.
Questa tecnologia (smart glasses) è di fatto già disponibile e aziende pionieristiche come Google, Ubimax e Vuzik hanno già messo sul mercato prodotti eccellenti che includono telecamere, sensori e un proiettore fissato sulla montatura che aziona un minuscolo schermo bidimensionale visibile su un angolo dello spazio visivo di li indossa.
L’utilizzo sperimentale di questi dispositivi consente già di fare delle valutazioni sul miglioramento indotto dall’adozione di questa tecnologia. Boeing ad esempio ha già testimoniato in ambito produttivo un aumento dell’efficienza nelle operazioni di montaggio dei componenti che supera il 25%. Un dato confermato da altri early adopters come GE, Bosch, Ford, solo per citarne alcuni.
Comunque, quasi sempre gli entusiasmi riguardano la produttività, perchè di fatto gli investimenti per acquisire i dispositivi wearable sono per ora fuori dalla portata del settori consumer. Tuttavia nell’articolo di Porter-Heppleman viene ben evidenziato il ben più ampio spetttro di capacità associate all’impiego dell’AR: visualizzazione, istruzione e guida, interazione. A queste si aggiunge poi un altro fondamentale contributo proveniente dalla Realtà Virtuale1: la simulazione. E’ quest’ultima capacità che consente al sistema di passare da una descrizione esclusivamente statica della realtà ad una che accoglie invece la sua evoluzione e le associate valutazioni.
Più di tutto appare eviedente che l’AR ha soprattutto nel supporto all’apprendimento (istruzione e guida) il suo punto di massimo della sua curva del valore. Perchè l’AR offre uno straordinario strumento di mediazione e sintesi tra la crescita esponenziale delle capacità computazioneli delle macchine e i limiti invalicabili della mente umana di accedervi e di estrarne sintesi efficaci.
In qualche modo è proprio la tecnologia dell’AR a creare l’opportunità di costruire un’alleanza vincente tra mente e macchina (intesa, quest’ultima, come AI).
Il beneficio più evidente sta nella possibilità per l’uomo di prefigurare e comprendere in modo diretto e veloce la situazione reale, aggirando la necessità di pervenirvi attraverso la transcodifica dei dati virtuali della sua rappresentazione (ad esempio presentati in forma testuale). Da qui la possibilità, oggi negata, di prendere decisioni rapide a fronte di situazioni complesse e in continua evoluzione.
L’efficacia dell’AR ci permettono di rappresentare in modo assai più positivo gli scenari spesso inquietanti sul ruolo dell’uomo a fronte della rivoluzione digitale.
Fanno dunque bene gli autori a proporre la valenza strategica di questa tecnologia.
1 Realtà Aumentata (AR) e Realtà Virtuale (VR), pur se spesso citate a braccetto come sorelle siamesi, hanno in realtà prospettive antitetiche nel riferiersi al concetto di “realtà”. La prima aggiunge ed integra il mondo reale sovrepponendovi dati e informazioni generate dal computer, a fini di utilità o di intrattenimento mentre la seconda circonda l’utente con una rappresentazione assolutamente artificiale della realtà, al di là di quanto convincente possa apparire.
Cosa ne pensate? Avete domande? potete scrivere a diligu@stnet.it per avere maggiori informazioni!