I nuovi osservatori sulla Trasformazione Digitale purtroppo confermano la situazione difficile di molte imprese italiane rispetto all’avanzamento del Piano Nazionale Impresa 4.0. Le criticità mettono in particolare evidenza le PMI.
Ve ne presentiamo due, recenti, che ci sembrano particolarmente emblematici, specchio della situazione reale in cui stiamo vedendo immersa parte della nostra imprenditoria manifatturiera.
Google Digital Training per UnionCamere e Camere di Commercio
Si tratta dell’iniziativa sviluppata da Google in collaborazione con le due organizzazioni nazionali per lo sviluppo dell’eccellenza digitale. Inquadrato in un programma avviato già da alcuni anni, in aprile si è tenuto uno workshop di 2 giorni di formazione che ha coinvolto quasi 1000 imprenditori, prevalentemente PMI. Obiettivo del workshop era aiutare i partecipanti ad acquisire le competenze necessarie per aviare un e-commerce, utilizzare gli strumenti di promozione digitale, sfruttare al meglio i dispositivi mobili e altro.
Durante lo workshop sono state anche presentate alcune proposte più specifiche per la implementazione operativa di progetti digitali nelle aziende:
- Digital Check-up (gratuito): effettuato da esperti digitali per mettere a fuoco i problemi prioritari dell’azienda e i possibili percorsi di soluzioni digitali
- PoC (Proof-of-Concept): messa a disposizione di giovani talenti digitali per avviare brevi progetti dimostrativi del valore delle tecnologie digitali per le aziende
- Crescere in Digitale: corsi per giovani dipendenti delle aziende, orientati al digitale, parzialmente finanziati dal Ministero del lavoro.
Per fare un bilancio di tutta la campagna, Google ha elaborato un report sulle percezioni di interesse verso il digitale da parte di tutti imprenditori coinvolti fino ad oggi. Come illustra il grafico successivo, i risultati non sono totalmente incoraggianti.
In sostanza, solo il 15% dei partecipanti si è dichiarato “interessato” allo sviluppo di un progetto di Azienda Digitale nelle loro imprese. Positivamente si è però registrato che i risultati conseguiti nelle aziende che avevano accettato di aderire alle proposte sono stati decisamente incoraggianti. Nel 51% dei casi si è registrata una crescita dell’attività. Il 21% ha riscontrato un effetto positivo sulle attività commerciali, il 19% ha visto aumentare il fatturato e un 9% ha fatto nuove assunzioni collegate all’iniziativa digitale.
Si deve aggiungere che tra gli “indifferenti” hanno sempre una quota predominante le PMI. Ma il commento più generale riguarda l‘atteggiamento di resistenza al cambiamento che certamente subisce il forte traino da parte della cultura conservativa, della paura della tecnologia e dello scetticismo sul futuro proprio delle generazioni mature che stanno molto spesso al timore delle aziende.
Rapporto UCIMU “Lo stato dell’arte su Impresa 4.0”
Lo scorso 26 giugno UCIMU (Unione Costruttori Italiani di Macchi Utensili) ha organizzato un evento nazionale sul tema Industria 4.0 al quale hanno partecipato diversi relatori. Tra questi il professor Renato Mannheimer di Eumetra ha presentato i risultati di una ricerca sull’utilizzo degli incentivi “Impresa 4.0” (poi sostituita da “Azienda 4.0”) da parte degli imprenditori metalmeccanici. Anche in questo i risultati emersi denunciano una situazione poco incoraggiante.
Circa la conoscenza degli incentivi: il 90% degli imprenditori è informato – a vari livelli – mentre il 10% è totalmente disinformato. Questo 10 percento vede correlate le presenze dominanti di PMI meridionali.
Per quanto riguarda l’utilizzo degli incentivi solo il 46% li ha utilizzati ma la percentuale si abbassa ad un drammatico 20% se si considera solo il segmento PMI. Al sud la percentuale aggregata degli utilizzatori scende al 38%.
Analizzando quel 46% di investitori, tra le possibili ragioni dell’investimento suggerite nel questionario (aumento capacità produttiva, miglioramento processi, ingresso nel digitale, miglioramento prodotto, obsolescenza macchinari, vantaggi fiscali) ha prevalso enormemente l’aumento della capacità produttiva. Questo elemento denuncia comunque la decisa secondarietà dei tre temi strategici (processi, digitale e prodotto). A dispetto delle aspettative istituzionali, solo un sorprendente 2% ha visto nelle agevolazioni fiscali il motivo principale dell’investimento.
Del 54% che non ha investito il 48% non ha investito perché non ha percepito alcuna necessità di acquistare macchinari.
Particolarmente emblematica è però la risposta alla domanda che chiedeva all’imprenditore di esprimere la sua propensione ad investire nel futuro. Perché solo il 51% si è espresso favorevolmente (31% forse, 20% certamente) mentre il 49% ha detto di no.
Dalla ricerca sono anche emersi altri tre interessanti elementi.
Tipologia di ammortamento: una percentuale del 23% di chi ha utilizzato gli incentivi ha scelto l’iper-ammortamento (solo 10% nel caso PMI). Di quel 51% di imprenditori orientati al futuro solo il 52% ha già deciso che tipo di incentivi utilizzare.
Tema organizzativo: solo il 24% di chi ha fatto investimenti ha modificato l’organizzazione (di fatto in modo assolutamente coerente con la ragione dominante che è stata l’aumento della capacità produttiva. Il 10% di chi ha scelto l’iper-ammortamento non ha neanche pensato di dover modificare l’organizzazione.
Priorità della formazione: la contiguità sempre più pressante tra azienda e narrazione digitale ha reso gli imprenditori fortemente consapevoli – ma anche impauriti – della grande mole incombente di attività da dedicare alla formazione del personale.
Su quest’ultimo punto due informazioni su cui riflettere sono venute da un altro relatore al convegno, il dott. Marco Calabrò (MISE). La statistica effettuata dal Ministero sull’avanzamento del Piano Nazionale Impresa 4.0 evidenzia un 30% delle aziende che ha conseguito risultati eccellenti, 40% si trova a metà del guado, mentre il restante 30% è fatto da inseguitori in evidente difficoltà. A fronte di una sfida che innanzitutto una sfida cognitiva e di apprendimento il nostro paese sconta il forte handicap di avere solo il 18% della popolazione adulta in possesso di laurea. Di questa minoranza di laureati solo il 25% (cioè solo il 4,5%) ha seguito una disciplina scientifica.
Contattaci per poterne parlare e affrontare insieme questi importanti cambiamenti.